Doveva accadere che, prima o poi, il viaggio di Siddharta prendesse la rotta degli spazi siderali, e così sorgesse l’epopea di Modesto Flack, alias Sephyer Bardo, alias l’intero genere interplanetario. Il teatro dell’immenso, inscenato da Matteo Baron nel suo primo romanzo, nasce all’insegna di quella scienza che oltrepassa persino i limiti del sacro. Che l’autore abbia proceduto per intuito, o attinto al mare sapienziale, poco interessa, mentre pesa lo scritto e quello che esso disvela ad ogni lettore, coi rimandi consci o inconsci tratti dal grande opificio della memoria. Nel leggerlo, ognuno troverà le radici del proprio sapere, confondendolo con la Cabbalà o l’Alchimia, il mito e il sogno, la metafisica e la fisica, la Cymatica e la Psicotronica.

Matteo Baron è nato nel 1958 in Rhodesia (attuale Zimbabwe). Ha compiuto gli studi universitari a Milano, dove lavora e vicino alla quale abita. Il suo romanzo è un’autobiografia della memoria emotiva, un momento di dilatazione personale attraverso il grande carosello della fantasia e della metafisica.